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Intervista a Finet e Williame sulla Osteopatia

Intervista a Finet e Williame sulla Osteopatia

Intervista a Georges Finet D.O. e Christan Williame D.O. collaboratori scientifici del Politecnico di Mons, Belgio.

Questa intervista è stata raccolta da Aline Devaud e Joelle Emery Robyr che ringraziamo, unitamente agli altri responsabili del giornale studentesco della Scuola Svizzera d’Osteopatia.

  1. Da quanto tempo si fa ricerca in Osteopatia?
    È difficile rispondere con precisione a questa domanda.
    È possibile che in USA si faccia ricerca da più tempo che in Europa.
    È anche vero che, accanto a lavori validi, ve ne sono stati di meno seri che non hanno portato niente all’osteopatia.
    Quindi c’è da fare una selezione in senso epistemologico tra queste ricerche.
    In ambito viscerale non ci sono – per quanto sappiamo – studi scientifici prima del 1985.
    Quello che è certo è che, se ancora ci si può imbattere in pubblicazioni fantasiose o confuse, sono sempre più numerosi i lavori che testimoniano l’acquisizione di un rigore scientifico che ci farà considerare con maggiore serietà in un prossimo futuro.
  2. Chi sono i ricercatori (la loro qualifica, le loro competenze?
    In Europa i pochi ricercatori sono disseminati in diverse organizzazioni (facoltà universitarie, istituti…).
    È chiaro che la ricerca in Osteopatia è agli inizi ed ha scarse risorse di uomini e di mezzi, in infrastrutture e sussidi. L’ufficializzazione della professione rimedierà senza dubbio a questo stato di cose. Di conseguenza la maggior parte di quelli che fanno ricerca, non lo fanno a tempo. Ma, a loro maggior merito, possiamo affermare senza timore di essere smentiti, che non è un piccolo impegno impegnarsi in professioni diverse. Tuttavia non bisogna indulgere in dilettantismi: non si entra nell’università senza garanzie di serietà. E ci si ritrova per di più – e con grande vantaggio – tra persone estremamente competenti.
  3. Quali sono gli obiettivi della ricerca in Osteopatia?
    È tempo che la nostra professione, se vuole prendere il posto cui ha diritto tra le discipline mediche, integri la propria base filosofica con una scientifica.
    Sappiamo, dopo 25 secoli, che non è possibile fondare un ragionamento scientifico esclusivamente su un approccio empirico od intuitivo.
    I presocratici, gli eleati, Platone, Cartesio, Kant e tanti altri hanno fatto sì che la scienza si separasse progressivamente della filosofia. Ed è questa indipendenza della scienza e della sperimentazione scientifico rispetto ai “presupposti filosofici” che ha portato ai notevoli sviluppi scientifici, dal secolo dei “lumi” ai nostri giorni, e ha trasformato radicalmente la conoscenza in tutti campi ed in particolare in quello medico. Gli osteopati possono continuare a “non volere conoscere”?
    Possono ancora continuare ad affidarsi esclusivamente alle loro mani?
    Un osteopata moderno può ancora negare, come è ormai ampiamente dimostrato, che i nostri sensi non ci danno che una rappresentazione soggettiva della realtà?
    Si tratta di riferirsi alla metodologia scientifica con più umiltà, quindi con più maturità.
    Dare delle basi scientifiche all’osteopatia, significa affinare le conoscenze dei professionisti, ottimizzare la didattica, confutare gli settici, formare uno spirito critico negli studenti, sostenere la battaglia politica, rendere più forte la medicina osteopatica, e consentirle l’ingresso nelle università ed negli ambienti scientifici in generale.
    Guardate la psicologia: ancora isolata mezzo secolo fa, è riconosciuta oggi dappertutto.
    Ha trovato il suo posto nelle facoltà, nei tribunali, le aziende.
    Come è successo?
    Piaget scrive: “Una scienza giovane per nascere e costituirsi come tale, dopo essersi distaccata, non senza conflitti, della filosofia, impiega in generale del tempo per scoprire le sue tendenze principali (…) se il discorso filosofico può accontentarsi della verosimiglianza dei postulati(…) l’eredità, non trascurabile che la psicologia ne ha tratto è diventata valida soltanto sottomessa a tale controlli (scientifici)”. ( “Epistemologia delle scienze dell’uomo” Piaget, Gallimard 1970).
    Non tagliamo i rami dove siamo seduti: tutto quello che abbiamo sentito (ed imparato) non è falso, ma la mano ha i suoi limiti e non può insegnare tutto. È di questo limite che bisogna tenere conto.
    Cosa facciamo esattamente quando trattiamo i nostri pazienti?
    Per quale meccanismo fisiologico (o altro) riusciamo a dare sollievo?
    Quale è la parte di placebo?
    Corrisponde al famoso 33% dimostrato in tutte le tecniche terapeutiche?
  4. Quali sono i mezzi tecnici e qual è la loro affidabilità visto che le sperimentazioni si fanno su esseri viventi?
    Non dobbiamo confondere esperienza e sperimentazione: l’esperienza è acquisita dalla pratica unita all’osservazione. Nella sperimentazione “mettiamo in gioco” questa ipotesi che deriva dalla nostra esperienza.
    Non solo gli osteopati sperimentano a proposito dell’essere vivente: la medicina e le scienze umane lo fanno ugualmente.
    I mezzi tecnici sono numerosi (la diagnostica per immagini…); la loro affidabilità dipende dal valore degli sperimentatori, dal loro rigore, dalla loro metodologia, dal modo in cui sono utilizzate le tecniche e sui criteri statistici applicati, dalla loro obiettività nelle conclusioni.
  5. Quali sono le risorse economiche a disposizione?
    In generale scarse. Per quanto ci riguarda ci siamo finanziati da soli nelle nostre ricerche, arrivando a spendere somme considerevoli. Abbiamo comunque ottenuto un finanziamento pubblico relativamente cospicuo, anche se insufficiente per il nostro progetto “Deltadyn”: un programma capace di analizzare radiologicamente la mobilità vertebrale.
    Per questo bisogna avere un progetto coerente, bisogna lottare, superare ostacoli, trovare ascolto, persuadere…non è facile trovare fondi!
  6. Che difficoltà avete incontrato?
    Molti osteopati, o studenti in osteopatia, che vogliono fare ricerca – in Svizzera o altrove – si scontrano con dei rifiuti.
    Bisogna convincere strutture universitarie o private, ed i rispettivi quadri medici, ad intraprendere una ricerca, è già questo non è semplice, visto che ci vuole tempo e solo il risultato ne dimostrerà l’interesse. C’è bisogno di coraggio, di perseveranza per andare a bussare alle porte, farsi ascoltare, ma il gioco vale la candela.
    Ci auspichiamo che con il riconoscimento della professione, troveremo più ascolto e più porte aperte.
    Per quel che ci riguarda – essendo ufficialmente collaboratori scientifici di una Facoltà universitaria – abbiamo avuto meno problemi ad accedere, nei limiti del possibile, a queste risorse.
    È solo così, perseguendo progetti seri, che l’osteopatia sarà conosciuta e riconosciuta.
  7. Quali sono le ultime ricerche importanti in osteopatia?
    Nel nostro programma di ricerca in osteopatia viscerale siamo arrivati – attraverso l’elaborazione di immagini radio ed ecografiche – ad ottenere un certo numero di risultanze statisticamente significative:
    a. Le dinamiche viscerali sono ripetitive e sembrano organizzate: ogni viscere ha la sua propria dinamica comandata dalla respirazione.
    b. Durante queste dinamiche si evidenziano significativamente delle interrelazioni tra i diversi piani viscerali.
    c. Queste dinamiche possono essere alterate.
    d. Queste alterazioni sembrano significativamente correlate a dei disturbi viscerali funzionali.
    e. Le alterazioni funzionali sembrano precedere nel tempo le alterazioni organiche.
    f. Noi possiamo, attraverso delle manipolazioni addomino-viscerali adeguate, ridurre e normalizzare le alterazioni della dinamica dei visceri (come abbiamo dimostrato molte volte a lezione, tramite ecografie effettuate prima e dopo la normalizzazione).
    D’altronde disponiamo di un gran numero di studi effettuati da studiosi non osteopati che
    ci hanno fatto conoscere sempre meglio la meccanica diaframmatica, di notevole complessità, e le sue correlazioni in particolare con il mediastino, con il gioco delle pressioni addominali ed i suoi effetti sulla circolazione di ritorno.
    Disponiamo ugualmente di numerosi lavori di studenti riguardo alla circolazione venosa sopra e sotto-diaframmatica; ed infine abbiamo più conoscenze riguardo alla dinamica funzionale del piccolo bacino femminile, sulle interrelazioni tra diaframma toracico e pelvico mettendoci al passo, fatto non trascurabile, con l’interesse crescente e le conclusioni di urologi e ginecologici per questo argomento.
    In osteopatia craniale il concetto di onda di Traube-Hering-Mayer come “pulsazione fondamentale del corpo in relazione al meccanismo respiratorio primario” è stata evidenziata nel 19° secolo.
    È ora di mettere in cantiere una serie di ricerche che ne confermino o meno la validità e l’interesse scientifico.
    Un recente studio della NASA, sembrerebbe avere dimostrato in maniera affidabile – attraverso riscontri ecografici – le modificazioni del perimetro del cranio dopo l’iniezione di una soluzione salina nei ventricoli laterali.
    Ci potrebbe essere ancora la possibilità di utilizzare un nuovo modello statistico (detto di Rasch, dal nome del matematico che lo ha messo a punto). Questo è un modello utilizzato nelle scienze umane che permette di analizzare obiettivamente dei fenomeni soggettivi.
    In ogni caso non ci si deve impegnare in una ricerca con la volontà di dimostrare, ma più semplicemente di mostrare, o almeno di avvicinarsi…
    Non bisogna voler dimostrare a tutti i costi che l’ipotesi è giusta, perche questo atteggiamento fa perdere l’obiettività necessaria.
    Grazie ad Internet oggi abbiamo la possibilità di accedere ad una quantità di ricerche effettuate da non osteopati, ma di grande interesse per noi.
  8. Le ricerche fatte in osteopatia sono considerate in campo medico?
    Se sono serie, se partono da ipotesi precise, se si basano su una corretta metodologia, se la sperimentazione è pertinente, se le trappole e gli errori sono riconosciuti ed evitati, se le conclusioni sono obiettive e non vanno oltre gli scopi della ricerca, non vediamo perché no.
    Il mondo medico è pronto ad ascoltare delle serie argomentazioni scientifiche, riconosce i nostri successi e sta aspettando delle spiegazioni coerenti.
  9. A che tipo di ricerca, in breve, state lavorando attualmente?
    Stiamo portando avanti diverse ricerche, presso il Politecnico di Mons, in Belgio.
    Stiamo mettendo a punto diversi programmi che riconoscano e misurino, da un lato il movimento vertebrale, dall’altra la dinamica dei visceri durante la respirazione.
    Questi programmi potranno essere usati, alla fine, in un qualsiasi gabinetto di radiologia.
    È un lavoro lungo e complesso, che abbiamo intrapreso da diversi anni in collaborazione con degli ingegneri. Il lavoro è già in una fase avanzata, ma una volta a termine, sarà necessario ottenere l’avallo della medicina ufficiale, prima di mettere qualcosa sul mercato.
  10. Altre cose da dire?
    Ci sono due tendenze altrettanto eccessive in osteopatia:
    o di perdersi in elucubrazioni mistico/esoteriche, fino a diventare dei guru; o credere solo a quello che la scienza a dimostrato, per arrivare allo scienticismo.
    Le due posizione sono ambedue criticabili, la prima per delle ragioni evidenti.
    Per la seconda, lo scienticismo ha già dimostrato i suoi limitino Comte ed il positivismo.
    “Esiste qualcosa al di fuori della scienza” ( Jacques Arsac “La science et le sense de la vie”, Fayard 1993.)
    Questo “al di fuori” è evidentemente il territorio delle sperimentazioni e conoscenze future, accessibile ad una scienza a venire.
    Quindi non è nei nostri propositi di rigettare tutto quello che non è dimostrabile in osteopatia.
    Di volere buttar via tutta la somma di esperienze acquisite dai professionisti e messe ogni giorno al servizio dei pazienti. L’osteopata ha come imperativo primario quello di dare sollievo ai suoi pazienti, ogni giorno in studio. Ma dovrà essere prudente e critico nell’esporre la propria esperienza empirica…dovrà usare un vocabolario medico adeguato al 21° secolo…dovrà usare i mezzi di comunicazione ed informazione per tenersi al corrente sulle ricerche.
    Perché, anche se abbiamo definitivamente dimostrato – da 20 anni – la dinamica di un fegato o di un rene o di un colon durante la respirazione, attraverso esame ecografici o radiologico, ricerche che si sono incrociate con alter di altri ricercatori, tradotte, pubblicate in cartaceo e sul web, sul nostro sito…ci sono ancora oggi osteopati che affermano e scrivono il contrario perché “lo sentono”… Questo è oscurantismo acuto!
    Noi, e lo abbiamo più volte sottolineato, siamo sulla linea di Popper (le scienze sperimentali avanzano per congetture e confutazioni, non per induzioni e verifiche), senza alcun timore, aspettando altri studi seri e affidabili che vengano a sconfessare le nostre affermazioni.
    Tutti gli studi scientifici si completano a vicenda per avvicinarsi il più possibile ad una realtà che non ci è dato di cogliere nella sua complessità e, nella maggior parte dei casi, bisogna accontentarsi della migliore rappresentazione possibile.
    Per questa ragione il più sofisticato degli studi, deve essere presentato con prudenza ed umiltà.